Se negli ultimi mesi hai notato un calo drastico sia nel traffico al tuo sito, che nelle prenotazioni dirette generate dalla suite Google (ricerca organica, annunci di ricerca, metasearch), sappi che la colpa non è tua… ma del Digital Market Act.
Andiamo con calma e capiamo insieme di cosa si tratta.
Il DMA è una legge pensata per proteggere la privacy degli utenti online e garantire una concorrenza leale nei mercati digitali tra le aziende che operano nell’UE/SEE.
A questo scopo, il DMA indica 6 gatekeeper (tra i quali vi è anche Alphabet, la compagnia proprietaria di Google), ossia aziende digitali dalle grandi dimensioni e dall’enorme impatto sugli utenti del Web e sul mercato.
A queste aziende viene chiesto di rendere il mercato più equo anche per le piccole realtà, evitando di favorire il posizionamento o l’accesso ai propri prodotti e servizi rispetto a quelli di altri e semplificando la condivisione dei dati degli utenti con le altre piattaforme.
Dal 7 marzo 2024, Google ha definitivamente adottato le misure richieste dall’atto, modificando sostanzialmente i risultati di ricerca, in particolare per le ricerche legate a strutture alberghiere e voli.
Ecco come apparivano i risultati prima dell’adozione dell’atto.
Ed ecco come appaiono ora.
C’è una bella differenza. Snoccioliamo un po’ i cambiamenti.
Questi sono effetti diretti dell’articolo 6.5 del DMA, che regola “l’auto-preferenza” e, nello specifico, impedisce a Google di favorire i propri strumenti (Google Maps, Google Hotel, ecc.) nei risultati di ricerca.
Secondo i dati di Mirai, questi cambiamenti hanno avuto un forte impatto sul traffico e le prenotazioni. Nei paesi europei, infatti, sono stati registrati i seguenti dati:
I nuovi risultati di ricerca, quindi, non rendono solo più complesso arrivare ai siti degli hotel, ma complicano anche il processo di prenotazione.
Anche Booking.com è stato considerato (solo di recente) un gatekeeper, ma devono ancora arrivare delle misure che ne regolino l’attività. Se arriveranno, sarà verso la fine del 2024.
Resta ancora da capire, invece, come verranno considerate le altre OTA, che nel frattempo gioveranno di questo limbo legislativo.
Risposte certa a questa domanda non ce ne sono, dato che la sezione dei risultati di ricerca di Google continuerà a variare anche in relazione ai test sui nuovi strumenti di Intelligenza Artificiale.
Come abbiamo detto, di questo momento di confusione beneficeranno sicuramente le OTA, in virtù della loro capacità di spesa in advertising.
Questo non significa che si debbano tirare i remi in barca. Continuare ad investire in pubblicità su Google è fondamentale per lavorare su quelle nicchie che le OTA non sempre raggiungono, mentre pubblicare le tariffe sui metamotori consente di intercettare quegli utenti che riescono ad arrivare in fondo all’arzigogolato percorso che Google ha creato.