Non è più il turismo dei vostri padri.
Già, ora comincia ad essere quello della Generazione Z e dei Millennials. Termini che fino ad ora siamo stati abituati a sentire in relazione a temi più giovanili, adesso cominciano a farsi strada anche nel mondo dell’Hospitality. E non possono essere ignorati.
Perché le nuove generazioni, nate dentro l’era digitale e spinte da altre logiche rispetto a quelle precedenti, plasmeranno (e stanno già plasmando) il mondo dei viaggi e gli albergatori dovrebbero cominciare ad adeguarsi già da ora.
Vediamo come.
Cominciamo con il capire meglio chi sono Gen Z e Millenials.
I primi, i Gen Z, sono i nati tra il 1997 e il 2012. Sono nati nel pieno dell’era digitale, hanno una maggiore consapevolezza circa problematiche sociali ed ambientali, sono molto pragmatici e in rotta con i canoni estetici del passato. Preferiscono scoprire il mondo tramite una dimensione visuale, piuttosto che testuale.
I Millenials sono i nati tra il 1980 e la metà degli anni ’90, hanno vissuto la transizione al mondo digitale e l’abbattimento delle barriere culturali. Sono una generazione idealista, ma anche impaziente, che ha bisogno di riconoscimenti.
Ora che sappiamo meglio di chi stiamo parlando, è il momento di capire cosa cercano queste persone.
Il primo dettaglio è fondamentale: secondo una ricerca di Arival, per circa il 65% dei turisti più giovani le cose da fare influiscono profondamente sulla scelta della destinazione.
In particolare, si dà molta importanza alle esperienze, al cibo e alle attività.
Quindi, se prima la domanda era “Voglio andare in questo posto: cosa posso fare qui?”, ora è diventata “Voglio fare una determinata attività: qual è il miglior posto per farla?”.
Ma di che attività parliamo? Principalmente di esperienze immersive, come festival, eventi sportivi e culinari, interazioni con le persone del posto e tour a tema.
C’è un cambiamento anche nelle tempistiche: se i viaggiatori più anziani (dai 50 anni in su) pianificano le cose da fare in prossimità della partenza o addirittura in loco, le generazioni più giovani preferiscono prenotare tutto con largo anticipo.
Come riporta American Express, il 70% degli intervistati appartenenti a queste generazioni prevede di fare parecchi viaggi di lavoro, ma la situazione è piuttosto complessa
Innanzitutto, per molti i viaggi di lavoro risultano stressanti, specialmente tra la Generazione Z, che si trova spesso a fare i conti con problematiche nella pianificazione dei viaggi (45% vs il 36% dei Millenials e il 32% degli over 45).
Questa tendenza si riflette anche nell’approccio al viaggio di lavoro: per i Millenials è visto come un’opportunità di carriera, mentre i Gen Z sono un po’ più freddi a riguardo.
Inoltre, ben il 74% dei Millenials allungherebbe il proprio viaggio di lavoro per potersi godere alcuni momenti di relax, dato che cala al 65% per i Gen Z
Entra poi in gioco la componente più importante per entrambe le generazioni: la tecnologia.
Si, perché le nuove generazioni non solo si aspettano di viaggiare di più per lavoro, ma contano di farlo anche in modo più semplice, soprattutto i Millennials (71%). Non a caso, il 60% degli intervistati vuole avere strumenti digitali che evitino i problemi legati al viaggio, intelligenza artificiale compresa.
Infine, c’è la questione ambientale: il 65% delle persone, infatti, è interessato a scoprire modi più sostenibili di viaggiare per lavoro, anche qualora questo implichi opzioni più costose (61%).
Per le nuove generazioni, il check-in non è un momento: è un click. O meglio, un tap.
Offri servizi digitalizzati: dal check-in online al room service via chatbot, la tecnologia non è un plus: è un requisito.
E se pensi che un’interfaccia fredda possa allontanare l’ospite, sbagli. L’importante è che sia intuitiva, personalizzata e senza frizioni. L’efficienza è la nuova forma di cortesia.
Tuttavia, non dimenticare del tutto la componente umana: il 70% delle persone continua a ritenerla importante.
I Gen Z e i Millennials non scelgono una destinazione: scelgono cosa fare. Il viaggio parte dal desiderio di un’attività, non da una cartina geografica.
Tradotto? Crea pacchetti esperienziali. Collabora con realtà locali, artigiani, artisti, guide e chef per offrire tour, workshop, degustazioni, giornate a tema. Valorizza il territorio non solo come sfondo, ma come protagonista.
Il tuo hotel non deve essere solo il punto di arrivo, ma il punto di partenza per vivere qualcosa di autentico.
Il greenwashing è il nuovo nemico numero uno. Le nuove generazioni sanno riconoscere la differenza tra uno slogan e un impegno reale.
Investi in sostenibilità vera: pannelli solari, riduzione della plastica, filiere alimentari locali, programmi di compensazione delle emissioni. Comunicali con trasparenza e coinvolgi gli ospiti: rendili parte attiva del tuo progetto eco-friendly.
Il rispetto per l’ambiente non è solo una scelta etica, è un potente elemento di fidelizzazione.
Se Millennials e Gen Z viaggiano per lavoro, vogliono anche prendersi un momento per sé. La formula “Bleisure” (business + leisure) è il nuovo standard.
Cosa puoi fare? Offri tariffe agevolate per notti aggiuntive post-congresso, servizi spa o esperienze rilassanti, aree di co-working belle da vivere e veloci da connettere. Il viaggio di lavoro non deve finire con l’ultima riunione.
Sui social, non vendere camere: racconta momenti. Mostra cosa si può vivere nel tuo hotel attraverso immagini reali, recensioni vere, video brevi ma coinvolgenti.
Abbandona il linguaggio da brochure: sii diretto, concreto, visivo. È così che comunichi con chi è nato nell’era degli swipe.
Chi ospita Gen Z e Millennials non vende letti, ma possibilità.
Possibilità di connessione, di scoperta, di comodità, di espressione, di benessere.
E tu, sei pronto a diventare il loro punto di riferimento?