È la domanda che si fanno un po’ tutti. Per molti, Airbnb ha creato una zona grigia nel mercato delle prenotazioni online.
In tutto il mondo, le associazioni degli albergatori sono scese sul piede di guerra. E c’è chi ha parlato di “degenerazioni della sharing economy nel turismo”.
E le strutture ricettive con tanto di licenza? Patiscono la concorrenza sleale di migliaia di host; in Italia, tanto per dire, a ottobre 2015 gli host su Airbnb erano 176.870, contro i soli 234 del 2009.
E le tasse di soggiorno? Le norme sulla sicurezza? L’assicurazione? Tutto in regola?
Se ti avanza una stanza e vuoi affittarla su Airbnb, prima, almeno, tieni conto di questi risvolti legali e tributari.
La tassa di soggiorno
Come sai, si tratta della tassa che le strutture ricettive riscuotono dai loro ospiti e versano nelle casse dei Comuni. Non è proprio un incentivo al soggiorno, anche se i proventi dovrebbero essere reinvestiti per finanziare interventi per il turismo e per la tutela dei beni culturali e ambientali.
Reintrodotta in Italia fra il 2010 e il 2011, l’imposta di soggiorno è diventata materia di contesa agguerrita da quando Airbnb ha iniziato a conquistare il mercato di casa nostra. Nella maggior parte dei casi, Airbnb se ne lava le mani e chiede ai suoi host di raccogliere la tassa dagli ospiti.
Tuttavia, qualcosa sta cambiando. A Firenze, per esempio, a inizio anno Airbnb ha stretto un accordo con il Comune per la riscossione della gabella – si parla pur sempre di 10 milioni di euro l’anno per Palazzo Vecchio; tuttavia, l’accordo è ancora bloccato, causa l’assenza di una legge regionale in materia – se ne riparlerà dopo l’estate, a quanto pare.
Il consiglio
Se nel tuo Comune non esiste alcun accordo sottoscritto da Airbnb, ricordati che dai guadagni generati dai tuoi affitti dovrai sottrarre la tassa di soggiorno. Ti suggeriamo di contattare il tuo Comune per sapere come fare.
In questa pagina è disponibile un elenco con le zone dove è già disponibile la riscossione e remissione della tassa di soggiorno da parte di Airbnb; in Italia, ancora nulla, comunque.
L’assicurazione
Gestire un’attività significa anche rischiare che la tua proprietà e chi la frequenta sia vittima di incidenti e infortuni. Per questo esistono le assicurazioni: proteggono te stesso e le altre persone e rifondono i danni. Il più delle volte, basta l’assicurazione sulla locazione. Ma per tutelarti da eventuali infortuni di chi soggiorna da te, meglio poter contare anche su un’assicurazione per responsabilità civile.
Un altro modo per coprirsi le spalle è chiedere un deposito cauzionale ai tuoi ospiti, in modo da coprire eventuali danni materiali. Ricordati che dopo la partenza del tuo ospite hai 48 ore di tempo per verificare e inviare un’eventuale richiesta di rimborso.
Su questo fronte, comunque, Airbnb propone due strumenti:
- la Garanzia Host, una protezione fino a un massimo di 800.000 euro in caso di danni, disponibile gratuitamente per tutti gli host;
- la Protezione Assicurativa Host, una vera e propria polizza assicurativa, pensata per coprire gli host in caso di richieste di risarcimento di terze parti per lesioni fisiche o danni alla proprietà.
Il consiglio
Le coperture offerte da Airbnb sono già buone. Ma se proprio vuoi navigare in acque sicure, rivolgiti al tuo assicuratore di fiducia. Esponigli la tua situazione: con la sua consulenza potrai tutelarti su tutti i fronti.
Quartiere, vicini di casa e contratti d’affitto
Le regole cambiano da Comune a Comune. Come prima mossa, accertati di rispettare tutte le regole in materia di locazione immobiliare di breve durata per uso turistico.
Molti host affittano le loro stanze senza considerare l’impatto, positivo o negativo, esercitato sulla vita dei vicini di casa e del quartiere. Devi tenerne conto, sempre.
Un caso ancora più particolare è il subaffitto. Ti suggeriamo di interpellare il tuo padrone di casa prima di inserire la tua stanza su Airbnb. In caso di violazione, potresti perdere il contratto di affitto in anticipo ed essere costretto comunque a versare i canoni restanti.
Il consiglio
Sii responsabile e comportati in modo corretto, nel pieno rispetto degli altri e della comunità. Considera le opinioni e le eventuali lamentele dei tuoi vicini. Meglio accertarti prima di quel che puoi e di quel che non puoi fare e cercare, magari, qualche compromesso, piuttosto che violare in modo palese un regolamento e rischiare una sanzione amministrativa.
E gli hotel? Possono vendere su Airbnb?
Domanda delicata. Molti lo fanno senza problemi: non esiste nessuna legge che lo vieta.
Nel suo sito, Airbnb dichiara che “puoi affittare un materasso gonfiabile in un appartamento, un’intera casa, stanze in un bed & breakfast, case sugli alberi nei boschi, barche galleggianti o castelli incantati”.
Gli hotel che vendono le loro camere su Airbnb pubblicano i loro annunci nella categoria Bed & Breakfast. Altri, soprattutto negli Stati Uniti, si presentano come “A Private Room in a Hipster Hotel/Hostel”.
Come sempre, l’importante è evitare di ingannare l’utente. Se un viaggiatore pensa che stia prenotando una stanza in un appartamento privato e poi arriva a destinazione e scopre che si tratta di un hotel, non ci farai una gran bella figura.
Insomma, i tempi dei soggiorni sul divano di qualcun altro sembrano appartenere al passato di Airbnb. Airbnb è un nuovo canale di distribuzione a tutti gli effetti, anche per gli hotel.
Liberamente tratto da Is Airbnb Illegal?