Si chiama Hall Street ed è un vero e proprio marketplace di stanze di hotel. Prima il cliente può fare la propria offerta per il soggiorno, poi può mettere nuovamente in vendita la prenotazione acquistata proponendola agli altri utenti della piattaforma.
Il tutto in barba alla parity rate!
Probabilmente non è un caso che Hall Street nasca in Spagna, a Barcellona più precisamente; infatti la penisola iberica negli ultimi decenni ha puntato davvero molto sul mercato turistico, arrivando in poco tempo ad eguagliare e superare il numero di presenze della stessa Italia – nel 2010, secondo il rapporto di Federalberghi, la Spagna ha ottenuto 151 milioni di presenze, contro i 138 milioni dell’Italia.
In un contesto di forti investimenti, non sempre oculati a dire il vero, come testimoniano le urbanizzazioni selvagge del suo litorale – e crescita a due cifre, è quindi normale che anche la tecnologia al servizio del turismo sia particolarmente attiva e brillante.
Ma veniamo a Hall Street. Come funziona? Eccolo in estrema sintesi:
La piattaforma accetta anche prenotazioni effettuate con altri portali. Infine, esiste una forte integrazione con i social network; volendo, la nostra offerta sarà immediatamente visibile alla rete di amici di Facebook e di Twitter.
Semplice? Sì, anche se per utenti smart!
Il portale nasce con l’intento di proteggere da perdite di denaro coloro che non possono utilizzare la prenotazione ma, volendo azzardare, qualcuno potrebbe addirittura utilizzarlo per fare del trading, acquistando soggiorni in anticipo e rivenderli sotto data! Attenzione, il guadagno però non è assicurato.
Funzionerà Hall Street? Naturalmente auguro al suo fondatore Alfredo Ouro un futuro pieno di compravendite ed invito chi fosse interessato ad approfondire il suo modello di vendita registrandosi direttamente su www.hallst.com.
La vera novità?La trattativa privata nell’acquisto di prenotazioni!
Alzando lo sguardo, quello che mi preme sottolineare è come nella compravendita di camere si stia facendo largo il meccanismo della trattativa privata. Hall Street consente di ragionare in una logica di domanda e offerta. Il prezzo esposto è solo indicativo e rappresenta una “base di trattativa”.
Ma il portale spagnolo non è il solo! Negli States ed anche in Italia sono nate piattaforme di prenotazione online, come ad esempio hotelbid, che consentono di instaurare un dialogo one to one tra l’albergatore e il cliente.
L’albergatore, come su tutti gli altri portali, espone prezzi e date in base alle sue strategie di vendita. A sua volta, il cliente, in via del tutto privata, ha la facoltà di replicare all’hotel con un’offerta (ovviamente al ribasso) per l’acquisto del soggiorno – offerta che l’albergatore potrà rifiutare o accettare. In caso di “conclusione”, l’hotel dovrà riconoscere al portale l’intermediazione che in media si aggira tra il 10% e il 15% del prezzo pattuito.
E non è tutto! Alcuni hotel stanno già utilizzando direttamente sul proprio sito funzionalità di booking engine, ad esempio quelle offerte da WuBook, attraverso le quali è lo stesso albergatore che, in base a date e disponibilità, può fissare in anticipo e senza mostrarlo lo sconto che è disposto ad accettare. Se l’offerta del cliente rientrerà nei desiderata dell’hotel, la transazione si chiuderà automaticamente. Questa volta, però, senza pagare nessuna intermediazione.
Strano? Direi di no. Tutto sommato è quello che succede spessissimo durante le prenotazioni telefoniche o via e-mail.
I clienti 2.0 sono scaltri e sanno che il prezzo esposto su Booking.com o Venere è soggetto ad una commissione salatissima. Se al telefono qualcuno fa notare che su Internet il prezzo della camera è 100 euro, probabilmente vuole fare intendere al receptionist di essere a conoscenza del fatto che l’hotel ne incasserà solo 80. Quindi sta pretendendo, più o meno dichiaratamente, lo sconto, …sconto che il più delle volte ottiene!
So che gli hotel, soprattutto quelli in Italia, non amano trattare sul prezzo, ma del resto non amano neanche pagare le commissioni di prenotazione ai portali OTA. Tantomeno amano sottostare alla regola della parity rate.
Accedere ad una trattativa privata (e pertanto segreta), consente di bypassare quest’ultima “scocciatura”, la parity rate appunto, senza ricevere i soliti richiami da parte delle OTA!
Buona disintermediazione a tutti!