La settimana che si sta per chiudere sarà ricordata come quella dell’Antitrust. L’Authority italiana per la concorrenza ha puntato il dito contro i grandi portali di prenotazioni e di recensioni online. Expedia, Booking.com, TripAdvisor. Sono loro a muovere i miliardi di euro del mercato turistico internazionale, a condizionare le prenotazioni, a determinare le fortune e le sfortune degli hotel di tutto il mondo. Ma, per difendersi, gli albergatori possono fare qualcosa di più…
Albergatori contro Expedia e Booking.com
La notizia arriva lunedì 19 maggio. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, su segnalazione di Federalberghi, ha deciso di aprire un’istruttoria a carico dei portali Expedia, colosso da 4,8 miliardi di dollari di fatturato, e Booking.com, l’OTA di Priceline, gruppo americano da 6,8 miliardi di dollari di ricavi. La storia non è poi così nuova, perché di mezzo c’è sempre lei, la Parity Rate. Il comunicato pubblicato nel sito dell’Antitrust recita testuale:
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato […] ha deciso di avviare un’istruttoria per verificare se le agenzie turistiche on line, Booking ed Expedia limitino, attraverso gli accordi con le strutture alberghiere, la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione tra i diversi canali di vendita, ostacolando la possibilità per i consumatori di trovare sul mercato offerte più convenienti.
L’indagine dovrà concludersi entro il 30 luglio 2015. In un anno abbondante di lavoro l’autorità italiana dovrà verificare se le due OTA ostacolano la concorrenza sul prezzo e sulle condizioni di prenotazione nei diversi canali di vendita. Per farla breve, insomma, la clausola della parity rate sarebbe anti-concorrenziale. Se l’hotel deve garantire lo stesso prezzo su tutti i canali di distribuzione, il viaggiatore come può trovare sul mercato le offerte più convenienti? C’è puzza di cartello. E non da oggi. I precedenti bracci di ferro fra autorità e OTA sono tanti. Ricordiamo i principali.
Marzo 2011 – Roma
L’Antitrust italiana multa Expedia, Edreams e Opodo per “pratiche commerciali scorrette”. La sanzione complessiva è di 415 mila euro, briciole per le grandi multinazionali dei viaggi.
Ottobre 2011 – Parigi
Il Tribunale di Parigi condanna Expedia, TripAdvisor e Hotels.com a pagare una multa di 430 mila euro per aver messo in atto pratiche sleali e ingannevoli. Expedia è stata accusata di aver generato confusione fra siti di opinione (TripAdvisor, proprietà della stessa Expedia Inc.) e siti di prenotazioni, “fornendo informazioni sbagliate sulla disponibilità di posti in certi alberghi ed indirizzando gli utenti verso altri hotel, partner commerciali del sito stesso”, come si legge in una nota di Federalberghi. Il Tribunale di Parigi agì su denuncia di Synhorcat, il sindacato nazionale degli albergatori e ristoratori francesi.
Luglio 2012 – Londra
L’Office of Fair Trading, l’equivalente britannico della nostra Antitrust, accusa Booking.com, IHG ed Expedia di aver fatto “cartello”, tanto per cambiare.
Agosto 2012 – California
Lo studio legale Hagens Berman patrocina una class-action di consumatori contro le “solite” OTA – Expedia, Booking.com, Priceline e Travelocity – e contro alcune catene di hotel – Hilton, Marriott, Sheraton, Starwood. Il motivo? Sempre lo stesso, la Parity Rate. La denuncia è ancora aperta. Lo studio legale ha citato altre compagnie, fra cui Best Western e Wyndham, e ha depositato nuovi dettagli in merito a presunte riunioni fra i big player del mercato, che si sarebbero seduti attorno a un tavolo per decidere i meccanismi di fissaggio del prezzo.
Dicembre 2013 – Bonn
Il Bundeskartellamt, l’autorità antitrust tedesca, ha stabilito che la clausola del miglior prezzo imposta dal portale HRS agli hotel è una violazione del diritto alla concorrenza. Risultato? Da marzo 2014 i contratti di HRS firmati dagli hotel tedeschi non possono più contenere questa clausola.
Insomma, per ora l’istruttoria aperta dall’Antitrust italiana è l’ennesimo capitolo di una storia con qualche colpo di scena e sanzioni che somigliano tanto a piccoli buffetti. Certo è che se lo strapotere delle OTA non sarà contenuto e regolamentato, a perderci non saranno solo i viaggiatori. L’impressione, suffragata dalla denuncia della Federalberghi, è che molti hotel non siano più in grado di sostenere le commissioni sempre più esose pretese dai portali. Gli albergatori, dal canto loro, dovrebbero farsi un esame di coscienza. Lo abbiamo detto più volte e lo ripetiamo: disintermediare nel modo corretto, investendo su più canali, online e offline, è indispensabile per evitare di legarsi mani e piedi ai portali. Una volta finiti nella loro rete, uscirne è difficile, lungo e oneroso.
È notizia di pochi giorni fa che le OTA, negli Stati Uniti, continuano a perdere clienti: gli online travel shopper che hanno visitato siti come Priceline ed Expedia erano il 61% nel 2011, il 59% nel 2012 e il 54% l’anno scorso. Insomma, i viaggiatori sembrano aver capito che per prenotare una camera non ci sono solo i portali. Ora tocca agli albergatori.
L’Antitrust indaga su TripAdvisor
Passiamo alla seconda novità della settimana. L’Antitrust italiana, ancora lei, martedì 20 maggio ha deciso di aprire un’istruttoria a carico di TripAdvisor. L’obiettivo? “Verificare se la società adotti misure idonee a prevenire e limitare il rischio di pubblicazione di false recensioni, sia sotto il profilo informativo che relativamente alle procedure di registrazione”. Dopo numerose segnalazioni da viaggiatori, albergatori, ristoratori e dall’Associazione Unione Nazionale Consumatori, l’autorità garante della concorrenza si è mossa. Finalmente, perché la piaga delle recensioni false non è storia di ieri, proprio come quella della parity rate.
Federalberghi ha espresso “apprezzamento per questa ulteriore iniziativa”, augurandosi “che porti in brevissimo tempo a svelare un’altra contraddizione dell’online che offre a soggetti interessati la opportunità di condizionare le scelte di acquisto dei consumatori”, visto che “la possibilità di pubblicare commenti in forma anonima consente ai professionisti della recensione di inquinare il mercato, procurando un danno ai consumatori che hanno diritto a ricevere informazioni veritiere ed affidabili”.
Ancora oggi, non è per nulla difficile trovare siti specializzati nella pubblicazione di recensioni false su TripAdvisor. Oggi, venerdì 23 maggio, su uno di questi siti leggiamo che “siamo al completo! fino al 20 giugno non accettiamo nuovi clienti, ci spiace!” – per ovvi motivi, non vi linkiamo il sito in questione.
Insomma, chi gioca sporco fa affari, a scapito degli albergatori onesti e dei viaggiatori, spesso inconsapevoli vittime di queste pratiche scorrette. TripAdvisor non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito all’istruttoria aperta dall’Authority italiana. Anche in questo caso, però, gli albergatori qualcosa potrebbero fare. Perché non segnalare ai tuoi ospiti i portali che pubblicano solo recensioni verificate. In Italia, per esempio, esiste Hotel 2.0. È piuttosto assurdo che molti albergatori denuncino casi di recensioni false su TripAdvisor per poi pubblicare nel loro sito Internet widget e premi vari ricevuti dal portale. Se ritenete che TripAdvisor non sia un sito affidabile, perché dovete fargli pubblicità gratis?